La celebrazione ecumenica della Parola di Dio a Caserta
«Sogno parrocchie e comunità accese dal fuoco d’amore dello Spirito Santo, impegnate per l’annuncio quotidiano del Vangelo, sensibili al tema dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, illuminate, formate e sospinte dalla Parola e dal Pane eucaristico verso il mondo, per testimoniare la gioia di essere discepoli del Signore Gesù Cristo che ha vinto la morte e il male. Il nostro impegno per l’ecumenismo è uno stile di vita, un modo di essere e di agire, di pregare e di annunciare, di testimoniare e di incontrare Gesù Cristo nei fratelli e nelle sorelle che ci stanno accanto. Nella convivialità dei rapporti ecumenici quotidiani si prega assieme, si discute assieme, si spera assieme, quasi anticipando il sogno dell’unità che da sempre ci precede e ci sta davanti, come futuro possibile di Chiese, comunità e fraternità cristiane riconciliate, che testimoniano al mondo l’unico Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, messo a morte nella carne ma reso vivo nello spirito (cf. 1Pt 3,18)».
Sono queste le parole di benvenuto che il vescovo di Caserta, mons. Giovanni D’Alise, ha condiviso con tutti noi, la sera di giovedì 23 gennaio, in Cattedrale, in occasione della preghiera per l’Unità dei cristiani che ha visto impegnate le diverse Chiese e Comunità ecclesiali, e lo stesso Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania, sul tema dell’ospitalità e dell’accoglienza, della philoxenìa (l’amore per lo straniero, per il prossimo), che diventa, come recita il testo di At 28,2, philantropìa, benevolenza, amore non comune per il prossimo, per chi è in difficoltà, come nel caso di san Paolo che naufragò lungo le coste della bellissima isola di Malta insieme ad altri fratelli sventurati e ad altri stranieri. La cultura dell’incontro e la conversione al Vangelo ci impegnano, come cristiani, ogni giorno, nella speranza di predicare lo stesso Gesù Cristo e di riconciliarci tra di noi, vincendo ogni chiusura e paura dell’altro.
Hanno partecipato all’incontro ecumenico i delegati e i capi religiosi di alcune confessioni cristiane presenti in Campania, tra i quali: il pastore Giovanni Traettino e il pastore Franco Bosio della Chiesa evangelica della Riconciliazione di Caserta; il pastore Franco Mayer e il pastore Antonio Squitieri della Chiesa valdese e metodista di Salerno, Ottaviano ed Albanella; la signora Elisabetta Kalampouka Fimiani del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e vice-presidente del Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania; la signora Lucia Antinucci, presidente dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Napoli; il sig. Vincenzo Busiello, referente regionale per la Campania della Comunità di Taizè con sede a Portici (Na). Il momento di preghiera è stato organizzato dall’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della nostra Diocesi, in collaborazione con il Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania e il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture di Maddaloni (Ce). I canti sono stati eseguiti dal Rinnovamento dello Spirito di Caserta.
Il segno predisposto per la liturgia ecumenica è stato presentato con una barca fatta di carta riciclata e di otto rami recuperati da materiale di scarto che sono stati portati in processione da otto giovani durante la preghiera dei fedeli per chiedere: riconciliazione, luce, speranza, fiducia, forza, ospitalità, conversione e generosità.
L’invito che è sopraggiunto da tutti i delegati per l’ecumenismo è di lavorare insieme per mostrare che ogni persona è preziosa agli occhi di Dio e che la divisione tra le Chiese è uno scandalo che ci allontana dal Vangelo e dalla credibilità della stessa fede.
La fede in Cristo ci impegna all’accoglienza nei confronti del prossimo che bussa alla nostra porta in cerca di aiuto, protezione e cure. L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità dei cristiani. La primavera dell’ecumenismo si nutre anche della solidarietà fraterna, della carità verso i più bisognosi, del sostegno dei poveri, dell’accoglienza senza pregiudizi di chi è diverso da noi, dell’integrazione di comunità di fede differenti nelle nostre città, dell’ospitalità e dell’integrazione di migranti e naufraghi, così come lo stesso papa Francesco ci ricorda ogni giorno con le sue meditazioni e i suoi gesti profetici».
«Paolo e i suoi compagni sono come i tanti migranti di oggi» ha ricordato il pastore Franco Mayer. Guardare a quell’episodio è come guardare a quanto accade oggi in mare, quando la disperazione induce ad affrontare le onde e le tempeste ma invece di trovare comprensione, chi sopravvive trova ostilità. In tutto il mondo, ci sono uomini e donne migranti che affrontano viaggi rischiosi per sfuggire alla violenza, alla guerra, alla povertà; essi, come Paolo e i suoi compagni, sperimentano l’indifferenza, l’ostilità del deserto, dei fiumi, dei mari. C’è bisogno di praticare la prossimità, la philoxenia, l’amore per lo straniero, per superare ogni barriera e pregiudizio e vivere il Vangelo della carità, ha sottolineato la sig.ra Elisabetta Kalampouka Fimiani. Il pastore Franco Bosio si è soffermato sul termine “gentilezza” e sul bisogno di trattarci con affabilità, con ospitalità: abbiamo tutti bisogno di attenzioni e di accoglienza per vivere in pace. Il pastore Antonio Squitieri ha auspicato che l’unità tra i cristiani, a poco a poco, ci porti anche a condividere la stessa mensa. Il pastore Giovanni Traettino ha chiesto di pregare per l’unità tra i cristiani e di invocare lo Spirito Santo per la guarigione delle nostre ferite. L’impegno di tutti i cristiani delle diverse confessioni deve essere sempre al servizio dei più deboli e deve fare sua la logica dell’incontro, dell’accoglienza, del dialogo fraterno e dell’integrazione.