Intervento della dott.ssa Elisabetta Kalampouka Fimiani
nell’incontro del Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania
in occasione della preghiera per il Sinodo e per la Pentecoste Ortodossa.
Napoli 7 giugno 2016

Eccellenze Reverendissime, Reverendi Padri e Pastori, Cari fratelli e Sorelle,

benvenuti nella nostra antica Chiesa che nel 2018 ricorderà i suoi cinquecento di vita, e un vivo ringraziamento per la vostra partecipazione.

Ci troviamo qui riuniti questa sera per una iniziativa del Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania. Il CRCCC, come forse già molti conoscono, è una unione delle Chiese Cristiane della Campania, attivo da sei anni che si impegna per il dialogo. Abbraccia l’intera Regione, ma a Napoli preesisteva il Gruppo GIAEN, con la sua attività ecumenica da oltre quaranta anni.

Questo corale momento di preghiera insieme è rivolto al Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa che sta per iniziare a Creta.

Dopo undici secoli, praticamente dopo i sette Concili Ecumenici della Chiesa indivisa, l’Ortodossia intera si riunisce con fervore e convinzione per dedicarsi a tematiche di grande importanza spirituale, ma anche di attualità e apertura al mondo di oggi. Il nostro incontro di stasera è di preghiera, non è assolutamente un miniconvegno. Non ne mancheranno certamente per l’approfondimento dei risultati e degli orientamenti alla conclusione dell’importante Sinodo. Cercherò comunque di presentare brevemente le Tappe preconciliari di tanti anni che hanno condotto alla sua convocazione e le tematiche che vi sono previste.

Daremo lo spazio alla preghiera, cominciando con i Vespri e trovandoci ancora nel periodo pasquale e aspettando la Pentecoste Ortodossa, che rappresenta la nascita della Chiesa e la discesa dello Spirito Santo. Lo invochiamo perché illumini l’importantissima assise, cui il mondo guarda con molto interesse. Dopo i Vespri seguirà un breve intervento delle altre due aree Confessionali, Cattolicesimo e Protestantesimo.

Per quanto riguarda il Sinodo va ricordato che dopo il settimo Concilio Ecumenico del 787 è la prima volta che si riuniscono tutte le Chiese Ortodosse per vivere la Sinodalità, che è stata sempre l’aspetto che ha caratterizzato la Chiesa Ortodossa. La Sinodalità della Chiesa si può considerare il giorno della Pentecoste, quando gli Apostoli, secondo l’esortazione del Signore, “stavano riuniti nello stesso luogo” (Atti 2,1) aspettando la venuta dello Spirito Santo. Questa eredità spirituale si è confermata con il Sinodo Apostolico alla fine del 48 d. C. ed è continuato dopo con i sette Concili Ecumenici.

Prima di arrivare a questo momento, vi è stato un lungo ed impegnativo itinerario, anche difficoltoso, che ha interessato ben quattro generazioni. All’inizio del secolo scorso e dopo la situazione che si è creata con l’autocefalia delle Chiese Balcaniche del XIX secolo, hanno avuto inizio le Encicliche Patriarcali. La prima del 1902 di Gioacchino III riguardava l’Unità della Chiesa Ortodossa, l’amore, le questioni del calendario, la Pasqua, ecc. Inoltre affrontava il dialogo con l’Occidente Cattolico e Protestante.

 

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L’Enciclica del 1904 sottolineava il pericolo delle divisioni interne (per il nazionalismo e ricordava l’unità dei Concili Ecumenici, la dignità storica dei Patriarcati antichi e l’importanza dell’insegnamento dei Padri). Quella del 1920 proponeva un programma di collaborazione intercristiana, ecc. Tali Encicliche segnarono il risveglio manifesto dell’Ortodossia e aiutano a capire le origini storiche del cammino del mondo Ortodosso verso il Sinodo.

Sono seguiti i Congressi Panortodossi del 1923 e del 1930 ed infine quello organizzato dalla Chiesa Russa nel 1948. Tali Congressi trattarono in maniera sistematica i possibili temi del Sinodo, che era programmato in un primo tempo per il 1925, dai milleseicento anni del primo Concilio Ecumenico.

Frutto di quelle iniziative è stata la convocazione della Conferenza Panortodossa (a Rodi 1961) da parte del grande Patriarca Atenagora, l’uomo che aveva aperto col suo amore, e con l’entusiasmo nuovi orizzonti. Aveva elaborato una lista dei temi sinodali ampia che mirava a coprire tutto l’universo teologico, canonico e disciplinare dell’Ortodossia.

La Conferenza Panortodossa del 1968 avvalorò le linee guida e puntò sul rinnovamento della vita ecclesiale, rapporto Chiesa-Mondo, Unità dell’Ortodossia. Cioè, dalla prima Enciclica del 1902 fino alla Conferenza del 1968 vennero fissate le tre priorità sinodali:

  • Ortodossia e Mondo, rapporti intercristiani (movimento ecumenico);
  • rapporti interortodossi (diaspora, autocefalia, autonomia);
  • vita e disciplina ecclesiale (Calendario, Pasqua, impedimenti al matrimonio, digiuno, vita del clero, )

In tempi più recenti si è cominciata a concretizzare una vera e propria discussione dei temi. Importanti  incontri  preconciliari  hanno  cominciato  ad  aver  luogo  dagli  Anni  Settanta. Ricordiamo le Conferenze preconciliari del 1971, 1976, 1982 che si sono svolte a Chambésy (nel centro interortodosso del Patriarcato Ecumenico, dove ha sede anche il Segretariato del Sinodo) e a Ginevra. Poi hanno seguito la III Conferenza preconciliare Panortodossa e la IV nel 2009, sempre a  Chambésy, dove si è deciso anche la creazione delle Assemblee Episcopali (Regionali) nella diaspora (America, Europa, Oceania) dei Vescovi canonici, presiedute dal Vescovo del Patriarcato Ecumenico.

Le Conferenze preconciliari Panortodosse non sono state dei Congressi scientifici, bensì degli incontri ecclesiali ufficiali, per cui, in sostanza, il contenuto dei testi preconciliari non esprime l’opinione personale  dei teologi, ma riflette la coscienza e  la volontà delle  Chiese che  li approvano e dunque hanno una forza vincolante sul piano della prassi ecclesiale. Nel 2009 la V e nel 2011 la VI. Si comprende così che il processo presinodale se anche non ha voluto introdurre alcuna novità del Credo professato dall’Ortodossia, significa che essa non teme di rivelare al mondo la sua dinamicità.

Dopo questa breve sintesi delle tappe che l’hanno preceduta, si è arrivati al 2014, anno in cui la Sinassi dei primati a Chambésy ha annunziato formalmente la convocazione del Sinodo per la Pentecoste del 2016 e il luogo. L’ultima Sinassi dei primati riunita sempre a Chambésy nel gennaio del 2016 ha confermato ufficialmente la data prevista del periodo di Pentecoste dal 17 al 27 giugno e ha modificato il luogo dell’incontro. Non si farà a Costantinopoli, sede del Patriarcato Ecumenico secondo il progetto originario, ma a Chania nell’isola di Creta, presso l’Accademia Ortodossa che anche si trova sotto la giurisdizione del Patriarcato Ecumenico.

 

Nel suo messaggio il Patriarca Ecumenico Bartolomeo che presiederà il Sinodo ha sottolineato la Sinodalità della Chiesa Ortodossa, esprimendo la felice posizione di annunciare anche ufficialmente dalla Sacra Cattedra Ecumenica che, grazie a Dio e con la sinfonia di tutti i primati delle Santissime Chiese Ortodosse, sarà realizzato il Santo e Grande Sinodo di tutta la Chiesa Ortodossa, dopo cinquanta e più anni da che era stato deciso. I lavori inizieranno con una Divina Liturgia Panortodossa nella Chiesa di S. Minà a Iraklion durante il grande e augusto giorno di Pentecoste.

Le Chiese che prendono parte, tra Patriarcati e Autocefale, sono quattordici. Patriarcati: Patriarcato Ecumenico, di Alessandria, di Antiochia, di Gerusalemme, di Mosca, di Serbia, di Romania, di Bulgaria e di Georgia. Chiese Autocefale: di Cipro, di Grecia, di Polonia, di Albania, di Cechia e Slovacchia.

Insieme alla convocazione del Sinodo sono stati ufficialmente pubblicati i sei documenti che

saranno sottoposti all’approvazione del Sinodo:

  • la missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo;
  • la diaspora ortodossa;
  • l’autonomia (delle     singole      Chiese     Ortodosse       locali     e    la    modalità      della     sua

proclamazione);

  • il sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti;
  • l’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi;
  • relazione della Chiesa Ortodossa con tutto il restante mondo

Dall’elenco dei temi si nota che sono principalmente relativi a problemi della struttura e della vita esteriore della Chiesa Ortodossa, che hanno bisogno di un immediato riassetto, come i temi riguardanti le relazioni dell’Ortodossia con il restante mondo cristiano e la missione della Chiesa nella nostra epoca.

Conosciamo, naturalmente, continua il Patriarca, che il mondo attende di udire la voce della Chiesa Ortodossa su molti dei problemi che scottano, che riguardano l’uomo di oggi. Ma si ritiene necessario che la Chiesa Ortodossa riassetti innanzitutto le cose di casa propria, prima di esprimere una parola al mondo, fatto che non ha cessato di essere considerato un suo dovere. Il fatto che l’Ortodossia, dopo il passare di tanti secoli, esprima la sua Sinodalità sul piano mondiale, costituisce il primo e decisivo passo da cui si attende che attraverso la grazia di Dio, non molto dopo ne seguano altri, attraverso la convocazione, se Dio vuole, di altri Sinodi Panortodossi.

Il Sinodo sarà presieduto dal Patriarca Ecumenico che aprirà e coordinerà i lavori. Saranno rappresentate tutte le Chiese Autocefale, ciascuna con una delegazione di ventiquattro vescovi, che potranno essere accompagnati da sei consultori (chierici, monaci o laici, sia uomini che donne e da tre assistenti). Le discussioni in plenaria e nelle Commissioni separate saranno esclusivamente sui sei documenti pubblicati e le decisioni finali saranno prese all’unanimità. Questo significa che un documento, qualora non ricevesse l’approvazione di tutte le delegazioni delle varie Chiese (che avranno ciascuna diritto a un voto), non sarebbe approvato. Solo all’apertura e chiusura del Sinodo potranno assistere degli osservatori di altre Chiese e Confessioni Cristiane (due per la Chiesa Cattolica e uno per ciascuna delle altre Chiese o Istituzioni ecclesiali), insieme ai giornalisti accreditati, mentre le altre sessioni saranno a porte chiuse.

 

Il Sinodo produrrà il “messaggio finale”, la cui stesura sarà affidata ad un comitato speciale. Concludendo, ricordiamo le parole del messaggio del Patriarca che il Santo e Grande Sinodo, costituisce realmente, un evento storico e in Dio e solo in Lui poniamo il suo esito. I tempi sono critici e l’Unità della Chiesa deve costituire l’esempio di Unità dell’Umanità, lacerata dalle divisioni e dai conflitti. Il successo del Sinodo è una faccenda di tutti i Membri della Chiesa Ortodossa, i quali sono chiamati anche a dimostrare il loro interesse per esso.

Enzo Bianchi, Priore del Monastero di Bose, dice che sarà un momento storico decisivo non solo per il mondo ortodosso, ma per tutto il mondo Cristiano, come lo fu cinquanta anni fa il Concilio Vaticano II, celebrato in ambito cattolico. Papa Francesco sin dal momento dell’annuncio sarà raccolto in preghiera per il suo buon esito.

Mi piace ricordare inoltre la recente visita del Patriarca Ecumenico a Efeso, dove, dalle rovine della Basilica, fu convocato il terzo Concilio Ecumenico nel 431 d. C., ha sottolineato che si augura e prega che il Sinodo apra una nuova strada per il cammino della Chiesa Ortodossa. “Siamo venuti a Efeso, ha detto il Patriarca, per essere ispirati ed illuminati, per poter trovare a Creta la grazia, la misericordia e il divino aiuto per la riuscita di questa Santa Opera Sinodale, perché abbiamo la preoccupazione del suo esito. Siamo venuti a Efeso del terzo Concilio Ecumenico a chiedere le preghiere e le benedizioni dei duecento Padri Teofori di questo Concilio”. Il Patriarca ha difeso il dogma e la Tradizione della Chiesa; ha sottolineato però che la Chiesa Ortodossa deve oggi guardare i problemi dell’uomo contemporaneo e mandare parole consolatrici in tutto il mondo. Ancora ha sottolineato che la Chiesa Ortodossa milita nel mondo “per unire l’uomo con Dio, l’uomo con l’uomo, l’uomo con la natura creata, e tutta la natura creata con Dio”.

Anche noi questa serra facciamo la stessa cosa, pregando per la buona riuscita del Sinodo, cominciando col Vespro Ortodosso inerente la Pentecoste, celebrato dall’Archimandrita Georgios Antonopoulos, del Patriarcato Ecumenico e Rettore della Chiesa ospitante, p. Michele del Patriarcato di Mosca e p. Filip del Patriarcato di Romania.

Alla fine del Vespro interverranno Mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino e delegato dalla CEC per l’Ecumenismo, don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio CEI per l’Ecumenismo e il dialogo, il pastore luterano Paolo Poggioli, vicepresidente del CRCCC, e don Gaetano Castello, Coordinatore del GIAEN, che porteranno il saluto delle rispettive Chiese.