Ecclesia semper reformanda est
Care sorelle e cari fratelli in Cristo,
le chiese cristiane che si sono riunite ad Assisi nei giorni 20-22 novembre 2017 al termine di un anno di commemorazione comune del 500° anniversario dell’inizio della Riforma protestante, vi inviano questo messaggio per comunicarvi quanto discusso ed approfondito in uno spirito di fraternità cristiana e per ampliare il dialogo tra le chiese.
La prima parola che vorremmo comunicarvi è in realtà un pensiero rivolto ai tanti cristiani che in Medio Oriente e in diversi altri luoghi del mondo vengono perseguitati perché proclamano il loro amore irrinunciabile per Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La loro testimonianza, che giunge talvolta fino al martirio di sangue, è per tutti e tutte noi una vera predicazione dell’Evangelo che ci richiama a un risveglio delle nostre coscienze e del nostro discepolato, invitandoci a chiedere per tutti, in ogni luogo, la libertà di culto come un diritto fondamentale.
Nel convegno di Assisi ci siamo incontrati come rappresentanti di varie chiese, appartenenti a diverse tradizioni d’Oriente e di Occidente. Questo è stato possibile per il cammino che in questi anni ha coinvolto tanti cristiani e tante cristiane in Italia, come in tante altre parti del mondo, per promuovere il supremo testamento di Gesù Cristo, “che tutti siano una cosa sola” (cfr. Gv 17,11). Tutte queste chiese si sono confrontate sul medesimo tema, sull’urgenza, cioè, di dare una comune testimonianza cristiana al fine di giungere a una piena riconciliazione della famiglia cristiana, così da rendere sempre più efficace l’annuncio della Parola di Dio nella società italiana del XXI secolo.
Per fare questo tutti ci siamo sottoposti all’autorità della Parola di Dio, alla volontà e alla misericordia dell’Onnipotente. La divisione dei cristiani è uno scandalo e avvertiamo con chiarezza il peso delle colpe di tutti, delle responsabilità di ciascuno nel non essere stati in grado di procedere più speditamente nella costruzione della piena e visibile comunione, segno dell’unità nella diversità alla quale tutti i cristiani sono chiamati. Oggi rendiamo grazie a Dio in Cristo Gesù perché ha voluto farci la grazia di sperimentare il soffio del suo Spirito Santo che fa ogni cosa nuova. Ricordiamo con gratitudine tutti coloro che da già dall’inizio del secolo scorso hanno lavorato per promuovere l’unità dei cristiani, sia a livello internazionale – attraverso anche le Commissioni di dialogo teologico – sia a livello nazionale. Le cose nuove di Dio sono iniziate non solo per noi ma anche in noi e così si aprono nuove strade di comunione.
Pertanto vi invitiamo a riflettere su alcune questioni che nascono da quanto ci siamo detti ad Assisi. Vi chiediamo di contribuire a rafforzare il dialogo a livello locale per favorire la crescita di una testimonianza quotidiana della dimensione ecumenica della fede cristiana:
- Ogni chiesa è chiamata, in ogni epoca, a conformarsi alla Parola di Dio, perché ogni riforma della chiesa è opera di Dio che chiama a vivere le cose nuove dello Spirito. Cristo è il cambiamento, in Lui quello che prima non era possibile ora è realtà. Come vivere le cose nuove di Dio all’interno delle nostre tradizioni? Siamo consapevoli che Dio ci chiama ogni giorno a conversione?
- La libertà è uno dei più grandi doni di Dio all’uomo. Essa rende ogni essere umano capace di progredire verso la perfezione spirituale, ma allo stesso tempo include il pericolo della disobbedienza, come indipendenza da Dio, quindi della caduta, da cui derivano le tragiche conseguenze del male nel mondo. Dio invece rimane fedele all’Evangelo, la sua fedeltà precede e fonda quella dei credenti. Egli è fedele alle sue promesse, al suo patto di grazia già iniziato nella storia della salvezza con il popolo d’Israele; Egli è fedele al fatto che, se «quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita», come insegna l’Apostolo San Paolo (Lettera ai cristiani di Roma, 5,10). Noi dunque proponiamo con convinzione questa fedeltà, l’amore assoluto di Dio che si rivela nel Signore Crocifisso, come la sola via per un mondo di pace, di giustizia, di libertà e di solidarietà tra gli esseri uomani e tra i popoli, la cui unica e ultima misura è sempre il Signore, “Agnello immolato” per la vita del mondo (cfr. Ap 5,12), ossia l’Amore infinito del Dio Uno e Trino. Come viviamo questa condizione di libertà in Cristo e di servizio reciproco?
- La testimonianza evangelica e l’impegno sociale delle chiese oggi devono confrontarsi con la realtà multiculturale e interreligiosa senza paure e senza preconcetti, perché siamo chiamati a rispondere per fede alle domande degli uomini e delle donne di oggi che cercano speranza e salvezza. Come stiamo nella società in quanto cristiani? Come ci stiamo con quello spirito di pace che ci dovrebbe caratterizzare?
- Possiamo camminare insieme, chiedendoci come predicare la Parola di Dio nell’oggi senza cadere nella tentazione di predicare l’oggi. Come possiamo interloquire con la cultura rimanendo una voce critica e profetica?
- Cosa intendiamo quando predichiamo Cristo crocifisso e risorto? Gesù è ancora scandalo e follia?
In questo Spirito, vi invitiamo a accogliere e condividere queste parole nelle vostre comunità e con le sorelle e i fratelli in Cristo che vivono accanto a voi, a partire dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del prossimo gennaio.
Vi salutiamo nel nome di colui che ci riconcilia tutti in un solo corpo (cfr. Ef 2,16).
Chiesa Apostolica Armena – Chiesa Cattolica Romana – Chiesa d’Inghilterra – Chiesa Ortodossa: Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta (Patriarcato Ecumenico), Diocesi Ortodossa Romena in Italia – Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Battisti, Esercito della Salvezza, Luterani, Metodisti e Valdesi).
La Chiesa Copta Ortodossa e la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno aderiscono in qualità di osservatori.
Assisi, 22 novembre 2017.