Nata due anni fa per essere un laboratorio di dialogo e di unità, attraverso dibattiti, approfondimenti, lezioni frontali e seminari di ricerca, nella prospettiva della testimonianza comune, la rassegna I lunedì di Capodimonte torna quest’anno con un nuovo e ricco programma formativo, incentrato sulle opere di carità portate avanti dalle diverse comunità cristiane, singolarmente e insieme.
Lunedì 11 novembre 2019, a partire dalle ore 16.30, presso la Sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli in viale Colli Aminei 2, prenderà il via il ciclo d’incontri di formazione ecumenica I lunedì di Capodimonte per l’unità dei cristiani. Le opere di misericordia nella vita delle Chiese, promosso dal Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania (CRCCC) con il supporto della stessa Facoltà Teologica, la collaborazione del Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture e il patrocinio della Conferenza Episcopale Campana.
«L’ecumenismo della carità è al centro del percorso formativo proposto quest’anno – ha dichiarato il neoeletto presidentedel CRCCC, padre Edoardo Scognamiglio – perché ogni giorno diveniamo consapevoli che là dove ogni essere umano soffre, là dove è calpestata la dignità delle persone, dove è fatto strame della giustizia, della libertà e dell’uguaglianza, proprio in quel luogo la fraternità dei cristiani si mostra come controcultura capace di smuovere ostacoli grandi come montagne e di agire per amore fraterno concretamente, mettendosi al servizio degli ultimi. In questo modo, l’agire nella carità diventa anche atto d’evangelizzazione per mezzo della testimonianza d’amore e d’unità».
Il primo incontro in calendario, previsto appunto per lunedìprossimo, prendendo spunto da un passo del Vangelo di Matteo («Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» – Mt 25,35), vedrà un dibattito a 3 voci (una cattolica, una ortodossa e una protestante) sul tema Carità e giustizia a servizio degli ultimi, nel quale saranno impegnati don Giuliano Savina (direttore dell’ufficio nazionale ecumenismo e dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana), l’archimandritaGeorgios Antonopoulos (Chiesa ortodossa – Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) e il pastoreGiuseppe Verrillo (Chiesa Libera di Volla), moderati dal professor Michele Giustiniano, giornalista e teologo specializzato in ecumenismo e dialogo interreligioso.
Al lavoro, per l’Unità dei Cristiani Con la relazione del comitato di presidenza, letta dal pastore Antonio Squitieri, presidente uscente, ha preso il via lo scorso lunedì pomeriggio, presso la sede della Conferenza Episcopale Campana, a Pompei, l’assemblea del Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania (CRCCC), riunitasi per l’elezione del nuovo direttivo. Nel presentare un «bilancio complessivo positivo», il pastore Squitieri ha evidenziato soprattutto le iniziative – «poche, ma tutte ben riuscite» – portate avanti nell’ultimo anno al CRCCC. Tra queste, particolare attenzione è stata dedicata al ciclo di incontri di formazione sull’ecumenismo denominato Lunedì di Capodimonte, organizzato presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale con la collaborazione della stessa istituzione accademica e giunto quest’anno alla sua terza edizione, dopo i grandi successi delle due precedenti. Al termine delle operazioni per l’elezione del nuovo Comitato di Presidenza, Padre Edoardo Scognamiglio (cattolico) è risultato eletto come nuovo Presidente del CRCCC e sarà affiancato da Elisabetta Kalampouka Fimiani (ortodossa) nel ruolo di vicepresidente, mentre il pastore luterano Paolo Poggioli (evangelico) è stato designato nel ruolo di Segretario. Il nuovo comitato e i delegati presenti hanno voluto tributare unanimemente un plauso al presidente uscente Antonio Squitieri, ringraziandolo profondamente per l’operato svolto. Il neo presidente Padre Edoardo Scognamiglio, docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e direttore del Centro Studi Francescani per il Dialogo Interreligioso e le Culture, è un teologo di fama da lungo tempo impegnato a livello accademico e pastorale nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso, ambiti nei quali è anche autore di numerose e prestigiose pubblicazioni. A lui, al comitato di presidenza, ai nuovi portavoce delle aree confessionali (Michele Giustiniano, Elisabetta Kalampouka e Franco Mayer ) e a tutti i delegati sono giunti in questi giorni messaggi di auguri da parte dei fedeli di tante comunità cristiane della Campania.
Quando l’arte abbraccia le diverse confessioni di fede e diviene
espressione ecumenica:il viaggio di Eldorato arriva a Napoli. Il progetto dell’artista Giovanni de Gara arriva nel capoluogo partenopeo,
coinvolgendo sette chiese della città e il Maschio Angioino con l’obiettivo di
promuovere una riflessione profonda sul tema dell’accoglienza verso ogni
individuo, senza distinzione di razza, genere e credo.
Cos’è Eldorato – È un progetto che racconta l’illusione
di questo millennio: l’esistenza di una terra dell’oro, dove ci sono benessere
e futuro. Una terra lontana di cui si sa poco e di cui si immaginano
meraviglie; una terra al di là della linea dell’orizzonte che ce la nasconde.
Il progetto si articola in installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un
oggetto salva-vita: le coperte isotermiche normalmente usate per il primo
soccorso dei migranti. Ha l’obiettivo di promuovere una riflessione profonda
sul tema dell’accoglienza verso ogni individuo, senza distinzione di razza,
genere e credo e di dare un messaggio di calore e salvezza a partire dalla
contemplazione di un oro che splende non per carati ma per la bellezza e la
semplicità del suo messaggio. L’artista fiorentino usa questi teli dorati per
rivestire le porte di chiese e luoghi simbolici di tutta Italia che diventano
così segno concreto di apertura verso l’altro e metafora delle “terre dell’oro”
promesse e sempre più spesso negate a chi cerca rifugio.
Il titolo – È un’evidente distorsione del luogo immaginario per eccellenza (l’Eldorado). Sul piano etimologico, esso deriva dal termine ebraico el che significa Dio, il Dio Dorato, riferimento ultimo di chi, abbandonando
la propria terra e una parte di sé, arriva a una Terra Altra, madre in spirito.
Una terra che, in una visione interiore, concede generosa la possibilità
di ripartire e realizzare se stessi. Accostiamoci a questi portali dorati
e guardiamo dentro di noi mentre ci riflettiamo in essi.
Giovanni de Gara – Nato a Firenze nel 1977, ha partecipato a numerose mostre collettive e
personali, preferendo lavorare fuori dal contesto prettamente galleristico.
Laureato in architettura, nel 2005 inizia a dedicarsi all’arte contemporanea.
Nel 2008 fonda a Firenze il FAF, Florence
Art Factory, uno spazio industriale riconvertito in luogo di produzione culturale
dedicato alla performance e alla musica elettronica. Nel 2105, a Firenze, con
la performance Spring is late, espone abusivamente i suoi quadri nel piazzale degli Uffizi, in Piazza
della Signoria e nel cortile di Palazzo Strozzi. Nel 2016, un po’ stufo
dell’isolamento nel suo studio e delle dinamiche del mercato ufficiale
dell’arte, lancia il progetto Mensile
d’artista e trova 100 collezionisti per lo adottano per un anno, ricevendo in cambio
un’opera al mese. Nell’estate del 2016 idea il progetto FRAGILE, un aggiornamento – a colpi di revolver, fucile a pompa e mitragliatori –
delle mappe e delle guide turistiche delle città colpite dagli attentati
terroristici del 2015-16. Il 28 giugno 2018, dalla Basilica di San Miniato al
Monte (Firenze), prende avvio il progetto Eldorato.
Le sette chiese napoletane – A Napoli, la chiesa valdese alla via
dei Cimbri, n.8 ed alla via Andrea Vaccaro n.20; chiesa metodista a Portici al
Corso Garibaldi n.235; la chiesa luterana in Napoli alla via Carlo Poerio n.5,
le chiese cattoliche: la cattedrale e la basilica di santa Maria della
Sanità in Napoli; la chiesa greco ortodossa in Napoli alla via san Tommaso
d’Aquino n.51.
Le dichiarazioni rese alla conferenza stampa del 1 aprile 2019 presso la
chiesa valdese – Giovanni de Gara, ideatore del progetto: «Le porte d’oro sono diventate un segno dei tempi ed è giusto che l’oro
splenda sulle porte dell’accoglienza. L’oro non è quello dei carati, l’oro
della chiesa è il messaggio del Vangelo: l’amore per il prossimo. Obbiettivo
finale è che questo progetto arrivi alle porte di San Pietro a Roma»; Don Antonio Loffredo, parroco basilica santa Maria della Sanità: Leonardo Magrì, pastore valdese: «Il concetto di fratellanza e
accoglienza, che hanno la loro radice in Dio, a Napoli vedono tutte le chiese
unite. In Italia, la chiesa è una delle poche realtà che agisce in silenzio e
fa senza litigare»; «Abbiamo aderito senza tentennamenti
perché le porte rappresentano, quando sono aperte, le braccia che accolgono
fratelli e sorelle che scappano dalla fame e dalla disperazione. Vogliamo che
la società sia tutta così, perché è così che dovrebbe essere»; «Abbiamo subito
accolto l’iniziativa, è bello che tutte le religioni aderiscano al progetto. A
Napoli oltre le chiese anche i porti sono aperti. Da noi non si alzano muri, si
è accoglienti a prescindere. Il materiale usato per le installazioni richiama
una riflessione su qual’è l’oro della vita: l’oro è umanità, dignità, restare
umani» Luigi De Magistris, sindaco di Napoli.
Celebrato il miracolo della fraternità universale, vissuto nell’incontro e nel dialogo: sulla collina di Capodimonte, alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione san Tommaso d’Aquino in Napoli, nella mattina del 3 aprile 2019, ha avuto luogo l’evento Francesco e il Sultano, convengo interreligioso organizzato dall’Istituto di Cristologia con la collaborazione del Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Incontro progettato nell’ambito del laboratorio Fede-Ragione-Religioni, per riflettere sul significato storico-teologico dell’ospitalità di Al Malik e sulle radici spirituali nonché mistiche della propensione francescana all’accoglienza. Aula gremita, partecipanti immersi in un evento passato, vissuto ancora nel presente e proiettato nel futuro.
Il fatto storico – Nel 1219, ovvero nel pieno della quinta crociata, Francesco d’Assisi si
imbarcò ad Ancona per raggiungere l’Egitto e la Palestina, ottenendo dal legato
pontificio Pelagio Galvani il permesso di entrare disarmato nell’accampamento
saraceno. Scopo di tale impresa, tanto assurda apparentemente, era quello di
incontrare il Sultano, predicargli il Vangelo e far cessare le ostilità.
Francesco fu ricevuto con grande cortesia ed ebbe con Al-Malik Al-Kamiluna
lunga conversazione. Anche se non produsse gli effetti sperati dal Serafico
Padre, quell’incontro divenne presto emblema del dialogo interreligioso, dando
vita ad una vera e propria tradizione di dialogo cristiano-islamico che ai
nostri giorni è ancora e quanto mai attuale, come dimostrano i più recenti
viaggi di Papa Francesco, che di questa tradizione è grande interprete.
L’incontro – La mattinata di studi ha visto gli interventi del professore don Antonio Ascione, docente di filosofia presso la PFTIM,
del professore padre Edoardo Scognamiglio, docente di teologia presso la PFTIM, dell’Imam Yahya Pallavicinipresidente della COREIS (Comunità
Religiosa Islamica Italiana) e del dottor Massimo Abdallah Cozzolino, segretario generale della CII (Confederazione Islamica Italiana),
moderati dal professore Michele
Giustiniano, giovane teologo e giornalista culturale.
Padre Edoardo Scognamiglio: «Il dialogo tra cristiani e musulmani è fatto nel nome dell’amore fraterno,
ma anche in una visione teologica, perché Dio è padre e madre di tutti.
Francesco considera il viaggio una ispirazione divina, si reca dal Sultano
animato dalla buona volontà di incontrarlo… un incontro con l’altro che
rappresenta anche la cura dell’altro: “nel mentre incontro l’altro, sono guarito”.
Francesco, in questo suo viaggio, è testimone di amore e verità, in cui l’amore
rappresenta il principio veritativo della nostra fede. Francesco, uomo pacifico
che pacifica, uomo riconciliato che riconcilia».
Padre Edoardo Scognamiglio
don Antonio Ascione: «Attraverso gli insegnamenti di papa Francesco portiamo la nostra attenzione
alla categoria dell’incontro; la Chiesa non è solo parola, ma anche mani; se
vogliamo vivere in questo mondo, dobbiamo convivere, lo stesso pontefice ci
richiama a una idea di fraternità. Nella “Laudato sii” la fraternità si
accompagna a tutto il mondo. Occorre sentire che abbiamo bisogno gli uni degli
altri… “ho bisogno di te”. Se la Chiesa è nel mondo, è perché deve essere
strumento di verità».
don Antonio Ascione
Massimo Abdallah Cozzolino: «Nel corso del tempo, i combattimenti sono stati interpretazioni della
conquista della Terra Santa. Le crociate possono essere viste come propagazione
della fede, o come guerre per la difesa della fede. Al viaggio di Francesco
bisogna dare un senso di fattualità: la collocazione degli eventi, la bellezza
dell’incontro delle identità… non un pathos delle distanze ma delle vicinanze,
date dalla presenza. Un incontro segnato dalla forza, dal coraggio e
dall’audacia di manifestare la propria identità, con al centro l’elemento
dell’accoglienza».
Massimo Abdallah Cozzolino
Imam Yahya Pallavicini: «L’intenzione di Francesco è quella di
convergere verso Gerusalemme e testimoniare la cristianità. Ma Francesco aveva
così tanto coraggio? Le cronache su cosa si sia detto col Sultano mancano, ma
immaginiamo che di fronte al suo testimoniare la cristianità, il Sultano sia
rimasto sorpreso. Ci troviamo di fronte a una prova di forza di fede,
determinante a segnare una reciprocità: in entrambi assistiamo ad una
spoliazione delle proprie radici. Francesco testimonia la cristianità, il
Sultano conduce una vita impregnata nella preghiera e nella contemplazione. Al
suo ritorno dal viaggio, i frati stentano a riconoscere Francesco: prima di
partire, egli riesce ad addomesticare il lupo, al rientro, riesce a parlare con
gli uccelli. È un incontro di convergenza, segnato dal superamento di una
dimensione di servizio, alla ricerca di una dimensione spirituale. Un incontro
capace di riportare le parti ad una dimensione di pace interiore, ad un
processo di conoscenza e riconoscimento: più ci sentiamo fratelli, più siamo
vicini a Dio. Un viaggio storico, segno di espressione di una libertà
religiosa, che deve essere garantita, perché diritto e principio di sensibilità
per i cristiani ed i musulmani».
Yahya Pallavicini
Le ore in Facoltà trascorrono rapidamente, si va via soddisfatti ed
arricchiti, con la consapevolezza di aver partecipato alla celebrazione di
quello che nessuno a quel tempo poteva prevedere: che un uomo ripieno di
Spirito con nulla di proprio attraversò il campo di battaglia disarmato per
chiedere un incontro con il Sultano, fu ricevuto con grazia, godette
dell’ospitalità del capo musulmano e ritornò dalla visita per riflettere di
nuovo sulla missione dei Frati Minori.
Fervono i preparativi al Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture di Maddaloni (CE). Tra pochi giorni, infatti, prenderanno il via le attività del nuovo anno accademico, che si annuncia ancora una volta ricco di iniziative, tutte all’insegna del dialogo e della fratellanza.
A dare ufficialmente il via ai lavori 2019/2020 sarà un incontro interreligioso dal titolo Sacro e divino nelle diverse esperienze religiose: una lettura comparata, evento in linea con lo Spirito di Assisi che da sempre connota le attività del Centro Studi, che avrà luogo il prossimo 25 settembre, a partire dalle ore 19.30, presso la sede del Centro Studi Francescani, in via San Francesco 117 a Maddaloni (CE). Si tratta del primo di una serie di incontri che si terranno a cadenza mensile che si svolgeranno a turno in tutte le province della regione Campania. «Si tratta di un’esperienza – ha commentato il direttore del Centro Studi, padre Edoardo Scognamiglio – che noi vogliamo ogni anno mettere in pratica per riattualizzare il messaggio di San Giovanni Paolo II, di papa Benedetto XVI, ma ancor prima di Paolo VI e oggi di papa Francesco sul bisogno del dialogo tra le religioni, perché le religioni sono via e strumento per la pace». In quest’ottica, ogni mese in ciascun incontro interreligioso sarà discussa una tematica che verrà analizzata dai molteplici punti di vista delle diverse religioni partecipanti. Si inizia con un appuntamento sull’esperienza del sacro e del divino, perché – come ha sottolineato padre Edoardo – «non in tutte le religioni c’è una esperienza personale di Dio, ma il divino è inteso come sacro, assoluto, tutto, unità, uno».
A breve sarà pubblicato il calendario 2019/2020 di tutte le attività del Centro Studi, che quest’anno prevedono anche due Forum: il primo, che inizierà ad ottobre, si intitolerà “Siamo quello che mangiamo” e sarà dedicato all’ecologia, al cibo e alla Terra, perché l’Onu ha dichiarato il 2020 anno della salute delle piante; il secondo, che prenderà il via a marzo, sarà dedicato ai sentimenti, al tema della compassione, dell’empatia, dell’amicizia e della fraternità, in linea con lo Spirito di Assisi e con il carisma di Francesco d’Assisi. Nei tempi di Avvento e Quaresima, inoltre, saranno proposti incontri per una Lectio Divina ecumenica, tenuta di volta in volta da un pastore di una delle differenti denominazioni cristiane (cattolica, protestante o ortodossa). Va sottolineata, infine, la collaborazione offerta dal Centro Studi alla rassegna di formazione ecumenica I Lunedì di Capodimonte, organizzata dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e dal Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania, nonché al grande progetto sulla fraternità universale portato avanti dal’Università di Zara, in Croazia.