Si è svolto dal 20 al 22 novembre 2017 l’annuale convegno organizzato dall’Ufficio per l’Ecumenismo della Conferenza Episcopale Italiana con la collaborazione di numerose delegazioni giunte dalle chiese ortodosse e protestanti. La sede scelta per il convegno è stata la città di san Francesco. Assisi si è affermata come luogo preferito per diversi raduni storici, come quello del 27 ottobre 1986 quando san Giovanni Paolo II volle lì incontrare tutti i leader mondiali delle religioni per invocare il dono della Pace. Il tema del simposio ecumenico è stato: “Nel nome di Colui che ci riconcilia tutti in un solo corpo (cfr. Ef 2,16). Il saluto introduttivo è stato di Mons. Domenico Sorrentino vescovo di Assisi. Egli ha indicato la Sala della Spogliazione, luogo che in seguito alla visita di papa Francesco del 4 ottobre 2013 è diventato il santuario che ricorda l’episodio in cui il poverello di Assisi abbandonò i suoi vecchi abiti e iniziò il cammino che rapidamente lo portò alla perfezione evangelica. “Il richiamo a quel luogo è necessario per andare verso quella spogliazione da tutto ciò che è secondario, per ritrovare in Cristo l’unico fondamento della nostra fede e della nostra speranza”, ha sottolineato l’ordinario diocesano. I saluti sono proseguiti con l’intervento autorevole di Mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso. Più volte è stato citato il testo di Sant’Agostino di Ippona in cui il Dottore della Chiesa affermava: “Nelle cose necessarie unità, in quelle dubbie libertà, in tutto la carità”. Le note caratteristiche del nostro tempo, ha continuato Spreafico, sono almeno tre: la novità delle spinte ecumeniche che sono sotto gli occhi di tutti, la globalizzazione e infine le sfide per una nuova evangelizzazione in un contesto di profonda secolarizzazione e persecuzione. Non è più possibile differire l’urgenza della testimonianza cristiana, enfatizzando ciò che unisce senza trascurare ciò che nei secoli ha procurato ferite e lacerazioni profonde. L’obiettivo non è un vago unionismo ma un cammino di preghiera e di guarigione attraverso la cura delle memorie. I documenti più importanti che hanno scandito tale cammino sono stati diversi tra cui: la Dichiarazione congiunta cattolica e luterana del 1999 sulla Dottrina della Giustificazione e la Dichiarazione congiunta del 2017 firmata al Cairo tra papa Francesco e la Chiesa Copta Ortodossa nella persona del patriarca d’Egitto Tawadros II. Infine, il celebre documento Dal Conflitto alla comunione che ha portato alla comune commemorazione del Cinquecentenario della Riforma protestante che si è concluso il 31 ottobre 2017. È stato ripreso il principio luterano della “Sola Scriptura” per esortare tutti a tornare al testo biblico quale comune patrimonio sorgivo, senza trascurare l’altra colonna portante della vita della chiesa: la Tradizione. Le vie privilegiate per ritrovare l’unità sono segnate nel nostro tempo dal grido dei poveri e dal sangue dei martiri. Valdo Bertalot presidente della Società Biblica ha introdotto i lavori con la sua riflessione su Ef 2,16. Oltre alle relazioni principali, il programma è stato arricchito da una serie di brevi presentazioni di testimoni della fede dette “medaglioni” appartenenti a diverse tradizioni cristiane che hanno dato un sapore di novità e di apertura, rispetto a precedenti convocazioni, sul tema della testimonianza cristiana. Nella prima serata, i partecipanti hanno potuto seguire presso la Basilica Inferiore un percorso pittorico teologico sulla croce, con la lettura dei celeberrimi affreschi di Giotto. Bludau, decano delle Fcei ha presentato un dipinto di Lucas Cranach del Cinquecento, realizzato in piena Riforma. L’icona ortodossa della Natività ci è stata presentata da un sacerdote della Russia. Il cammino di riflessione è proseguito con l’intervento di vard. Tovma Khachatryan della Chiesa Armena Apostolica che ha scandito in due fasi storiche la sua relazione. Il primo momento risale agli inizi del V secolo quando furono inventate quasi per ispirazione divina le lettere dell’alfabeto armeno con cui furono tradotte le Scritture; il secondo, l’importante movimento ecclesiale della prima metà del XVII secolo che fece risvegliare la vita spirituale della gente. In entrambi i casi i due momenti avevano al centro la Sacra Scrittura: nella prima circostanza si trattava della traduzione della Bibbia in armeno, nella seconda dell’avvicinamento della Parola di Dio al popolo per vivere secondo i suoi dettami. Molto incisiva è stata la relazione della pastora della chiesa Battista Lidia Maggi che tra le altre cose ha evidenziato la presenza nelle varie chiese di “marcatori identitari” che se troppo declamati potrebbero addirittura ostacolare una piena comunione. Ha citato tra gli altri l’episodio di Nm 36, 10-12 con la vicenda di Zelofcad e le sue cinque figlie. La seconda serata è stata arricchita dalla suggestiva veglia di preghiera nella Basilica superiore di San Francesco. Tutte le relazioni sono in sintesi ruotate intorno al seguente interrogativo: come procedere dalla Riforma storica alle riforme che pure oggi sono necessarie nelle varie comunità ecclesiali? Tutti i relatori sono convenuti sulla necessità di aprire il cuore alla voce dello Spirito che resta il principale artigiano della comunione e della testimonianza nella chiesa. Le conclusioni finali sono state dettate da: don Cristiano Bettega, direttore dell’Unedi, dal pastore Luca Negro presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e da padre Evangelos Yfantidis, vicario della arcidiocesi ortodossa di Italia e Malta. Indubbiamente la strada è segnata e dall’ecumenismo non è più possibile prescindere per un futuro prossimo, irto di sfide e colpi di scena. Il prossimo appuntamento sarà il cinque dicembre quando ci sarà la prima convocazione di alcuni partecipanti ad un tavolo permanente come già avviene in diversi paesi europei per continuare a perseguire un cammino di unità e di dialogo come auspicato e desiderato dalla vasta platea dei partecipanti al convegno.
Vincenzo Lionetti
Commissione Diocesana Ecumenismo e Dialogo Interreligioso