«Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21)
L’ecumenismo, via del dialogo e della pace per tutte le Chiese
I lunedì di Capodimonte per l’unità dei cristiani
L’unità tra i cristiani è dono e compito affidato a ogni Chiesa e, personalmente, a tutti i battezzati che si riconoscono nella stessa fede in Cristo Gesù. Il cammino ecumenico, dagli inizi del secolo scorso, ha vissuto diverse tappe e momenti, segnati positivamente dal desiderio sincero di cristiani innamorati di Gesù Cristo e del Vangelo, di testimoni che hanno contribuito – nelle rispettive Chiese – a far crescere la coscienza ecumenica come cuore della propria fede e dell’agire da credenti. Certamente, ci sono state anche delle tappe più difficili, così come pure momenti di ristagno e di sfiducia. Tuttavia, la primavera dell’ecumenismo, tempo dello Spirito, è sempre pronta a rifiorire, a superare la stagione del freddo inverno spirituale e la mesta rassegnazione dell’autunno, perché quello che è unisce tutti i cristiani (il patrimonio comune del Vangelo) è più grande e più importante delle dottrine e delle storie che ci dividono! Anzi, Colui che ci unisce è il nostro Signore: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, messo a morte nella carne ma reso vivo nello Spirito. È lui la nostra unica speranza e di lui dobbiamo rendere ragione della gioia e della fiducia che ci abitano nel cuore (cf. 1Pt 3,14).
Il Consiglio Regionale delle Chiese cristiane della Campania crede fortemente nell’ecumenismo come via delle Chiese e ha espresso, in ogni sua parte, il desiderio di formare gli stessi battezzati a una coscienza ecumenica, facendo del dialogo, dell’amicizia fraterna e della fede in Cristo il proprio stile di vita e di annuncio. Da qui nasce il bisogno dei lunedì dedicati all’ecumenismo, grazie anche al supporto di autori e testimoni del Vangelo che ogni giorno s’impegnano per l’unità e la comunione tra le Chiese, consapevoli che, nonostante le diversità, è Cristo Gesù che ci unisce in un solo corpo per il dono dello Spirito Santo che il Padre ha effuso su tutta la terra.
I lunedì di Capodimonte, grazie al supporto della Sez. San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, sono aperti a tutti i credenti, e costituiscono una sorta di laboratorio al dialogo e all’unità, con dibattiti, approfondimenti, lezioni frontali e seminari di ricerca personalizzati. Gli incontri iniziano alle ore 16.30 e terminano alle 18.30 e seguono la prospettiva della testimonianza comune, della formazione all’ecumenismo, della conoscenza storica delle Chiese cristiane, dell’approfondimento teologico delle dottrine, della sensibilità pastorale, degli eventi più importanti a livello interconfessionale, dell’etica e della vita cristiana in genere.
Programma
13 novembre 2017
«Noi lo annunciamo a voi» (1Gv 1,3). Testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo.
Relatori: prof. Edoardo Scognamiglio (PFTIM di Napoli) – archimandrita Georgios Antonopoulos (Chiesa ortodossa di Napoli del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) – pastore Antonio Squitieri (Chiesa metodista di Salerno e diaspore di Albanella e Ottaviano).
11 dicembre 2017
«Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Coltivare nelle Chiese una mentalità ecumenica: formare all’unità.
Relatori: prof. Giuseppe Falanga (PFTIM di Napoli) – Elisabetta Kalampouka (Chiesa ortodossa di Napoli del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) – pastore Giuseppe Verrillo (Chiesa libera di Volla-Comunione Chiesa apostolica italiana).
19 febbraio 2018
«Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Rinnovamento e conversione delle Chiese: l’ecumenismo spirituale.
Relatori: prof. Antonio Ascione (PFTIM di Napoli), padre Bogdan Filip (Chiesa ortodossa di Salerno del Patriarcato Rumeno), diacona Alessandra Trotta (Chiesa metodista).
12 marzo 2018
«Siamo stati battezzati con lo stesso Spirito per formare un solo corpo» (1Cor 12,13). Verso una visione comune della Chiesa: l’ecumenismo tra storia e dottrina…
Relatori: don Gaetano Castello (preside della PFTIM di Napoli) – pastore Giovanni Traettino (Chiesa Evangelica della Riconciliazione) – padre Mikhail Povaliaiev (Chiesa Ortodossa di Napoli del Patriarcato di Mosca).
16 aprile 2018
«Qualsiasi cosa facciate, o in parole o in opere, fate tutto nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui» (Col 3,17). Ecumenismo e vita cristiana: Vangelo, famiglia e sacramenti.
Relatori: prof. Ignazio Schinella (Decano della PFTIM di Napoli, sez. San Tommaso d’Aquino) – delegato della Chiesa ortodossa – pastore Leonardo Magrì (Chiesa valdese).
«Gesù stesso nell’ora della sua Passione ha pregato “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale a un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene, invece, all’essere stesso di questa comunità. Dio vuole la Chiesa, perché egli vuole l’unità e nell’unità si esprime tutta la profondità della sua agape» (Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Ut unum sint [25-5-1995], n. 9).
- «Vorremmo attirare la vostra attenzione su tre dimensioni dell’“aprirsi”, o della “coscienza ecumenica”: l’apertura del cuore, l’apertura all’altro, e l’apertura al creato» (Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, La via del dialogo e della pace, Edizioni Qiqajon, Magnano [Biella] 2014, 14-15).
- «L’unità dei cristiani è opera dello Spirito Santo e dobbiamo pregare insieme […]. Oggi ci sono più martiri che nei primi tempi. E questo è l’ecumenismo del sangue: ci unisce la testimonianza dei nostri martiri di oggi. In diversi posti del mondo il sangue cristiano viene sparso. Oggi è più urgente che mai l’unità dei cristiani, uniti per opera dello Spirito Santo, nella preghiera e nell’azione per i più deboli. Camminare insieme, lavorare insieme. Amarci. Amarci. E insieme cercare di spiegare le differenze, metterci d’accordo, ma in cammino! Se noi rimaniamo fermi, senza camminare, mai, mai ci metteremo d’accordo. È così, perché lo Spirito ci vuole in cammino» (Francesco, Discorso del 3 giugno 2017).
- «Là, sulla croce del Golgota, è appeso l’uomo che, con il suo nome e la sua persona, rappresenta me, il mio nome e la mia persona, davanti a Dio, e ancora con il suo nome e la sua persona rappresenta Dio davanti a me, con il mio nome e la mia persona, cosicché tutto ciò che Dio ha da dire nel suo rapporto con me è detto originariamente e in senso proprio a lui, e tutto ciò che io ho da dire a Dio in questo rapporto con lui è detto originariamente e in senso proprio da lui, tanto che a me non rimane altro da fare che udire e ripetere ciò che viene detto nel dialogo tra Dio e lui. Ma in questo dialogo accade che io (nella persona di Gesù Cristo), sono interpellato come trasgressore, come figlio perduto e (nuovamente nella persona di Gesù Cristo) confesso di essere tale […]. In questo dialogo tra il Padre e il Figlio nella morte di Gesù Cristo io sono interpellato e io parlo, ma ciò avviene nella sua persona, in quanto egli mi rappresenta davanti a Dio […]. Là dove Dio ha agito nei miei confronti, dove mi ha cercato e trovato, sulla croce del Golgota, il mio peccato è scoperto e Dio si rivolge a me come peccatore; anzi, sulla croce io stesso ho riconosciuto e confessato di essere tale. Io non ho nulla da aggiungere e nulla da togliere a quanto è stato detto e confessato sulla croce» (K. Barth, Die kirchliche Dogmatik. II/2. Die Lehre won Gott, Zürich 1959 [1942], 839).
- «Gesù Cristo non è con noi solamente nelle ore in cui ci ritiriamo in solitudine, ma ci viene incontro a ogni passo che facciamo, in ogni uomo che incontriamo […]. Nel viandante per la strada, nel mendicante che bussa a casa nostra, nel malato dinanzi alla porta della chiesa è una richiesta di Dio che ci è rivolta, e così in ogni uomo che ci sta accanto, con cui stiamo giorno dopo giorno […]. Gesù Cristo è l’esteso spazio della nostra vita, Gesù Cristo è il cuore della nostra comunità, Gesù Cristo è con noi sino alla fine del mondo. Grazie alla Pasqua» (D. Bonhoeffer, Memoria e fedeltà, Edizioni Qiqajon, Magnano [Biella]1995, 199-200).
- «Tu devi formare Cristo in te e vedere come in lui Dio ti pone dinanzi e ti offre la sua misericordia, senza tutti i tuoi meriti passati, e da tale immagine della sua grazia devi attingere la fede e la fiducia del perdono di tutti i tuoi peccati. Perciò, la fede non comincia con le opere, né queste formano la fede, ma essa deve scaturire e scorrere dal sangue, dalle ferite e dalla morte di Cristo. Mentre vedi che Dio ti è benigno, tanto che dà anche il suo Figliuolo per te, il tuo cuore a sua volta deve diventare dolce e favorevole a Dio, e quindi la fiducia deve svilupparsi soltanto dal favore e dall’amore di Dio per te e di te per Dio. Così non leggiamo mai che a qualcuno sia stato dato lo Spirito Santo quando ha operato, ma sempre dopoché la gente ha udito il Vangelo di Cristo e la misericordia di Dio» (Martin Lutero, Delle opere buone, in I, Scritti religiosi di Martin Lutero, a cura di V. Vinay, San Benigno Canavese 1978 [1967], 46).